Icona della Santa Vergine

L’icona della vergine, a tempera su tela che aderisce a una tavola forse di cedro, cm. 70 x 40, costituisce uno dei motivi di interesse e di devozione della basilica. E’ conosciuta come Madonna di sant’Alessio in quanto da sempre venerata nella chiesa di sant’Alessio; o come Madonna dell’intercessione, perché derivante dal genere delle scene pittoriche in cui si invoca la misericordia di Cristo giudice (genere delle deesis).

Più esattamente: l’icona della Madonna di sant’Alessio riprende il motivo della preghiera di intercessione al di fuori di scene in cui compaia il Signore e rimanda a un tipo di immagine mariana che si ritrova e a Costantinopoli e a Roma.

A Costantinopoli, in una chiesa del quartiere mercato del bronzo (Chnikopratia), si venera, dal 5° secolo o poco dopo, una immagine, ritenuta mira¬colosa, chiamata Haghiosoritissa (santa cassa) perché in detta chiesa è conservata la santa cassa della cintura della Vergine. La Haghiosoritissa da cui prende nome un tipo di icona è rappresentata senza il Bambino, rivolta verso un lato, con il busto leggermente piegato come se portasse un peso, con una mano in avanti e l’altra alzata ad indicare che ella intercede per quanti non hanno speranza se non in lei. A Roma è essenziale fare riferimento alla Madonna di santa Maria in Aracœli (basilica a lato del Campidoglio), dalla quale dipendono a diverso titolo altre icone (per esempio: quella di santa Maria in Via Lata, di santa Maria in Campo Marzio) oltre alla Madonna di sant’Alessio. Eseguita pare tra il 10° e l’11° secolo da un artista di scuola romana (o laziale), l’icona dell’Aracœli vede associate caratteristiche della tradizione classico-ellenistica ed altre del linguaggio figurativo bizantino.

Nella Madonna di sant’Alessio è più accentuata rispetto a quella dell’Aracœli l’impronta bizantina; è meno vivo il colore; e alcuni elementi (struttura asimmetrica del volto allungato, occhi dallo sguardo intenso, bocca larga e tagliente) rivelano le intenzioni drammatiche dell’artista.

Per la datazione della Madonna di sant’Alessio si oscilla tra il 12° e il 13° secolo. È molto debole la tradizione che vorrebbe l’icona portata a Roma dal metropolita Sergio di Damasco alla fine del 10° secolo.

Qualche ritocco l’icona ha subito forse in occasione dell’incoronazione (avvenuta per decreto valicano, nel 1645). Un accurato lavoro di restauro e di pulitura della icona è stato compiuto, per iniziativa dei Padri Somaschi, nel 1952.

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