Chiesa e monastero

Centro di diffusione della leggenda alessiana rimane l’Aventino, con la chiesa di san Bonifacio dichiarata basilica e intitolata anche sant’Alessio nel 986; pochi anni prima, nel 977 chiesa e annesso monastero sono affidati dal papa Benedetto VII al vescovo metropolita Sergio esule da Damasco (Siria). “Domicilio di santi” viene definito, da un grande storico, il monastero, per decenni costituito da monaci di tradizione greca e latina, che subito si impone come centro propulsore di vita cristiana per l’evangelizzazione di vasti territori dell’est Europa. Vi dimora, tra gli altri sant’Adalberto (956-997), vescovo di Praga. 

All’inizio del 13° secolo, ai tempi di Onorio III (1216-1227), la basilica si presenta con tre navate di pari altezza, separate da muri con finte gallerie e da arcate poggianti su otto colonne per parte. Alcune integrazioni alla struttura medioevale sono portate con i lavori alla fine del 16° secolo voluti dagli Eremiti di san Gerolamo dell’Osservanza che reggono la chiesa dal 1426 per oltre 4 secoli. Notizie preziose sul tempio e monastero dei santi Bonifacio e Alessio sono conservate nel libro edito, nel 1752 dall’abate Felice Maria Nerini, milanese (1705-1787), degli Eremiti di san Gerolamo dell’Osservanza. La forma attuale della basilica e le dimensioni (50 metri di lunghezza, 23 di larghezza, e 19 di altezza) dipendono essenzialmente dai grandi lavori avviati prima dell’anno giubilare 1750, su progetto di Giovanni Battista Nolli, comasco (1701-1756), poi rielaborato da Tommaso De Marchis, romano (1693-1759), e finanziati dal cardinal titolare della basilica, Angelo Maria Querini (1680-1755), veneziano, vescovo di Brescia e poi archivista di santa romana Chiesa. Ulteriori interventi sull’opera settecentesca sono compiuti tra il 1852 e il 1860, dopo l’arrivo, nel 1846, dei Padri Somaschi, ai quali da Pio IX vengono donati basilica e monastero. La decorazione della volta della navata centrale è di Michele Ottaviani, marchigiano: quella dell’abside e dei pennacchi della crociera è di Carlo Gavardini, di Pesaro (1811-1669). È ancora conservata nella struttura e nella decorazione romanica la cripta.

La basilica di sant’Alessio è titolo cardinalizio dal 1587 e da un secolo il titolo è attribuito a un cardinale brasiliano.